Sono cento tondi tondi per la bella Garbatella.
18 Febbraio 1920 / 18 Febbraio 2020
Massimo Moraldi, alias " Le buone nove ", ha omaggiato il quartiere, unitamente a Riccardo e Maurizio. Grazie amico di passioni comuni, Roma nostra ne è testimone. Ad Maiora
Un secolo ... ma non lo dimostra. Stamani #LeBuoneNove ha partecipato al Garbatella Tour coordinato dall'Associazione Culturale "ConosciAmo Roma".
Oggi, domenica 16 febbraio 2020, #LeBuoneNove ringrazia Riccardo Loche e Maurizio Garro per l’ospitaltà. Coglie l’occasione della visita guidata organizzata per il 100° anniversario della fondazione della Garbatella per aggiornare all’occorrenza un sonetto in lingua romanesca già composto in precedenza e dedicarlo loro.
SONETTO - CENT’ANNI DE GARBATELLA (1)
«… Mo’ mo’ so’ cento, cara Garbatella (2).
Me pare ieri quanno che sei nata.
Più ‘r tempo passa e più me pari bella,
spèce (3) cór tempo de ‘sta mattinata.
Re Sciabboletta (4) ha messo le petrella (5)
un giorno de febbraro (6). In quela data
te ne venivi ar monno, ciumachella (7).
Co su le spalle ‘n secolo sei Fata».
«Sti lotti e sti giardini, Roma mia,
so’ robba tua, ch’assieme, co passione,
festeggeranno st’anno in ogni via.
Chissà? Si mo’ diventerò ‘n urione (8),
ar ventitré (9) starò ne la famija:
me porterà furtuna a profusione!
(M.M.) #LeBuoneNove
Pe’ chi penza che la Garbatella è solo ‘na stazione de la metro B:
(1) Zona di Roma che sorge nell’odierno Quartiere Ostiense in un territorio che nel Medioevo era interessato dalla presenza di diversi proprietari laici ed ecclesiastici. Agli inizi del secolo XX, allorché ebbero inizio gli espropri per la costruzione della Garbatella, le maggiori proprietà risultavano quelle della famiglia Torlonia, proprietaria della tenuta di Monte Bagnaia, e quella degli eredi di Mariano Armellini, oltre alle vigne delle famiglie Roselli, Belardi e Bellini. Il nuovo insediamento fu fondato negli anni venti su questi territori posti sui colli che dominano la basilica Papale di San Paolo fuori le mura, e che da questa avevano preso il nome di Colli di San Paolo. Il re Vittorio Emanuele III posò la prima pietra a piazza Benedetto Brin il 18 febbraio del 1920. Dopo la prima guerra mondiale Roma visse una fase di grande sviluppo edilizio. Il settore sud della capitale, nelle intenzioni degli urbanisti umbertini guidati da Paolo Orlando, doveva essere connesso al lido di Ostia tramite un canale navigabile parallelo al Tevere, che non fu però mai scavato. Tale canale avrebbe dovuto dotare Roma di un porto commerciale molto vicino al centro della città (distante meno di duecento metri dalle mura aureliane), nei pressi dell'odierna via del Porto Fluviale, al confine tra Garbatella e il rione Testaccio. Nella zona a ridosso del canale avrebbero dovuto essere edificati alcuni lotti abitativi destinati ad ospitare i futuri lavoratori portuali. Negli anni immediatamente successivi il nuovo insediamento fu anche destinato ad accogliere molte famiglie sfollate per l'abbattimento della Spina di Borgo per la realizzazione di via della Conciliazione e della demolizione delle abitazioni per la realizzazione di via dei Fori Imperiali, conferendo così alla zona la nota della sua ospitalità verso le famiglie di antica romanità. Il progetto edilizio fu intrapreso in un'area allora semi disabitata e coperta da vigne e pascoli per pecore.
(2) Dopo Concordia, come richiamo ed auspicio di pace sociale, e Remuria, nome basato sulla leggenda cui Romolo avrebbe fondato su questo colle la sua città e non, come afferma la più nota tradizione tratta dall'”Ab Urbe condita”, libri CXLII di Tito Livio, sul Palatino, per il nuovo insediamento, fu scelto il nome di Garbatella. L'origine del nome è tuttora oggetto di discussione. Prima ipotesi. La Garbatella prenderebbe il nome dall'appellativo dato alla proprietaria di un'osteria che sarebbe sorta sullo sperone roccioso sovrastante la basilica di San Paolo (sul lato sinistro dell'odierna via Ostiense, provenendo dalla Porta San Paolo) all'altezza del Sepolcreto Ostiense; la zona è stata per secoli luogo di passaggio dei pellegrini che percorrevano via delle Sette Chiese, collegante la basilica Paolina alla basilica di San Sebastiano fuori le mura (dal XVI secolo inclusa nel pellegrinaggio per la visita alle sette chiese di Roma). Tale ostessa - una donna di nome Carlotta (o Maria, secondo altri studi) - sarebbe stata tanto benvoluta dai viaggiatori che chiedevano ostello presso la sua locanda, da meritare il nome di "Garbata Ostella", successivamente sincopato in "Garbatella". Le ragioni del favore concessole si riferirebbero alla sua caritatevole attitudine verso i bisognosi, anche se un'interpretazione più maliziosa andava ben oltre questa bonaria ricostruzione. Seconda ipotesi. Il nome deriverebbe dall'amenità del luogo. Terza ipotesi. Con qualche fondamento scientifico in più, l’origine del nome farebbe riferimento al tipo di coltivazione della vite detto "a barbata" o "a garbata", nella quale le viti vengono appoggiate ad alberi di acero od olmo), in uso nei terreni detti "Tenuta dei 12 cancelli" (comprendenti l'attuale via delle Sette Chiese), posseduti nel XIX secolo da monsignor Alessandro Nicolai, ministro dell'agricoltura di papa Gregorio XVI.
(3) Specie, abbreviazione di specialmente.
(4) Soprannome scherzoso attribuito al re d’Italia Vittorio Emanuele III, a causa della bassa statura (m. 1,53), che avrebbe reso necessaria la forgiatura di una sciabola particolarmente corta, ad evitare che strisciasse sul terreno.
(5) Mattoni. In senso traslato, le piccole pietre scartate dagli scavi archeologici o da antiche collezioni che, avendo minore valore, finivano sui banchi visitati dal popolino meno abbiente.
(6) Febbraio.
(7) Ragazza.
(8) Rione. Il termine “rione” rappresenta l'esito nel romanesco medievale del latino volgare “Regione(m)”, ed è utilizzato sin dal medioevo per indicare il primo livello di suddivisione toponomastica del centro storico di Roma compreso nella cerchia delle Mura Aureliane. Oggi a Roma i rioni sono ventidue.
(9) È in progetto, per il centenario della nascita della Garbatella, la sua promozione, pur situandosi a soli duecento metri al di fuori delle Mura Aureliane, a rione di Roma numero ventitré, che a Roma è un numero considerato portafortuna.
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